Memoriali di guerra e messaggi di pace
Escursioni, memoriali di guerra e messaggi di pace
Senza data, ispirazione ricorrente
Il cammino e la scoperta
La pianta della foto è con me da cinquant’anni. Si accontenta di poco e mi aspetta. Basta che torni da lei ogni tanto per darle quel po’ che le serve, e lei tutti gli anni fiorisce in quel modo.
Camminando andiamo adagio e abbiamo il tempo di guardare.
Per un bel po’ non avevo notato bene che in tutti i più microscopici centri quasi disabitati ci sono lapidi e monumenti, che parlano di morti in guerra, la prima guerra mondiale. Poi, quando ho cominciato l’avventura di “più di 1000”, cercando di andare piano, di partire dai paesi e attraversare paesi, ho cominciato a notarli.
Memoriale ai caduti a Vico Pancellorum, piccolo centro della valle della Lima
Il memoriale di Ospitale, un centro ormai quasi disabitato dell’Apppennino modenese
I memoriali delle guerre
Le lapidi ci sono anche nelle nostre città, ma lì andiamo in fretta e, quindi, non li notiamo. Quelle file lunghe di nomi ci sembrano una cosa normale, tra tanta gente. Nelle piccole frazioni ogni tanto chiedo a qualche abitante quanta gente viva ancora lì. Poi confronto i numeri che mi dicono con la lista dei nomi e cerco di usare la logica: ma certo, a inizio del secolo scorso abitava molta più gente, in quei posti è normale. Ma i morti erano solo uomini giovani e ancora la logica fa vedere che i conti non tornano.
La lapide ai caduti di Cesenatico
Comunque, quei monumenti, lapidi… cercate in rete dove c’è ormai la spiegazione più o meno di tutto; derivano da leggi che, dopo la “Grande Guerra”, dicevano che bisognava commemorare i morti. Lo stile varia; qualche volta parla di riscatto della patria, altre di eroismo, altre solo di pena; qualche volta sono descritte anche le storie. Tante volte sono stati usati per celebrare le virtù della nazione. Spesso parlano di nemico: chissà come sono, e cosa dicono, le lapidi e i monumenti costruiti dai nemici.
Dopo la prima c’è stata un’altra guerra: spesso, nelle lapidi e nei monumenti sono stati aggiunti anche i morti di quella. Fateci caso, sono quasi sempre meno di quelli della prima; anche se, in genere, crediamo il contrario.
E questa seconda guerra ufficiale ne generò un’altra, clandestina. Anche questa ha lasciato lapidi e monumenti, a volte solo pietre con nomi. Quelli ufficiali sono spesso persi nella folla delle nostre città. Per le montagne dell’Appennino se ne trovano invece tantissimi, dappertutto, di quelli che celebrano i morti locali. Quasi sempre anche loro parlano del nemico. Questa guerra alla fine fu vinta. Quindi anche molti nemici certo sono morti.
Un cippo ad un caduto della guerra partigiana, disperso nei boschi di Favale di Malvaro
Messaggi di pace
Chi ha inventato quella legge che sosteneva la costruzione di quei monumenti in tutti i centri piccolissimi non ci pensava: adesso , nel silenzio di quelle frazioni, quei monumenti dicono “pace”.
Tutti dovrebbero potere tornare per cinquant’anni dalla loro pianta. Ho pensato, camminando piano, una cosa forse ovvia: che non è stato per tutti così.
Adesso sentiamo tanto parlare ancora di guerre e di nemici, strategie, tecnologie, droni, guerre giuste, umanitarie; e nelle nostre corse di tutti i giorni ci sembrano parole come le altre. Camminare piano e fermarsi un attimo a pensare ad amici e nemici, assieme a tanti altri pensieri positivi, ci dice: “pace”.
Escursioni, memoriali di guerra e pace. Filippo D’Antuono. piudimille.com. Tutti i diritti riservati.