Con un forte temporale in arrivo, meglio trovare riparo, anche se vicini a casa. Croara, Bologna.
Condizioni meteo
Questo è uno dei punti critici, che trovate molto bene discusso in tutte le guide ed i manuali seri. Proprio per questo, mi soffermo poco.
Tempo meteorologico. Per me camminare deve essere un piacere ed un’occasione di vedere e apprezzare quello che mi sta attorno; col maltempo, ci sono poche possibilità, quindi cerco di evitarlo.
Però ho sempre con me nello zaino qualcosa di più di quanto mi dovrebbe servire. Diciamo che, se dovesse capitare di essere sorpreso dal maltempo, al limite essere bloccato fuori, dovrei cavarmela. Ma, finora, non mi sono mai nemmeno avvicinato a questa situazione, e spero continui così.
Comunque, se vi capitasse di essere in difficoltà per il maltempo, e trovaste un riparo, entrate e stateci fino a quando sia finita. Se lo aveste passato da poco, o anche da molto, ma il percorso fosse più sicuro di quello che avete davanti, tornate indietro e stateci. Se proprio non vedeste il vostro percorso, per nebbia fitta o buio, fermatevi nelle condizioni migliori che possiate trovare. In questi casi il GPS potrebbe aiutarvi a tornare indietro, ma solo se le condizioni del percorso vi consentissero di camminare in sicurezza.
Freddo e caldo. Non sottovalutate le temperature, e dovete conoscere la vostra reazione.
Anche se non andaste sulla neve, d’inverno può fare freddo. A volte, bastano pochi minuti perchè si manifestino sintomi di pre-congelamento, alle estremità. Imparate a riconoscerli subito: vi danno prima un forte dolore, ad esempio alle dita delle mani. Dovete intervenire subito e, l’unico modo, è riportare la parte interessata al caldo.
Il colpo di calore è forse ancora più subdolo. Si manifesta adagio, e potete anche scambiarlo per qualcos’altro, come stanchezza, o senso di poca presenza, non meglio identificato. Però, anche in questo caso, dovete riconoscerlo subito. Se provaste smarrimento, mancanza di forza e foste in un giorno molto caldo, non abbiate dubbi e agite subito. Dopo poco, potreste sentire aumentare la vostra temperatura. Dovete immediatamente rinfrescarvi, certamente mettendovi all’ombra e stando fermi, ma potrebbe non bastare. Come minimo, ventilatevi; se aveste possibilità, bagnatevi, a partire dal capo, con quello che avete, e ventilate. Se vedeste che non funziona, chiamate immediatamente soccorso.
Escursionismo introduzione. piudimille.com
L’immagine è anche suggestiva, ma queste condizioni sono, per quanto possibile, da evitare. Monte Sagro, Apuane.
Il freddo intenso può generare bellezza, ma anche problemi non da poco. Alpe di Serra, FC.
Lungo crinale assolato, aria ferma e caldo: rischio grande di colpo di calore. Se necessario, rinunciate. Le Porraie.
Condizioni del percorso
Potete trovare varie situazioni sui sentieri.
Esposizione. L’esposizione è, in sostanza, la sensazione di vuoto che potete avere percorrendo un tratto di sentiero. E’ appunto in gran parte una sensazione e, quindi, è estremamente individuale. Ci sono persone che non la soffrono per niente; altre, tra cui io, che la soffrono moltissimo. Di fatto, da un punto di vista obiettivo, l’esposizione coincide con la possibilità di non potersi fermare in caso di caduta, ed è quindi cosa da non sottovalutare. Dove esista questa condizione, la cautela deve essere massima.
Un sentiero esposto può essere facilissimo, anche quasi in piano e con buon fondo; ma se soffriste l’esposizione sono dolori. Quando prende quella sensazione di panico che blocca i movimenti, non c’è niente da fare; il sentiero non fa per noi, almeno non in quelle condizioni e in quel momento.
Può rassicurare, molto, la presenza di cavi cui assicurarsi o, molto meno, quella di qualcuno sicuro di sè; ancora meno quella di compagni petulanti, ognuno dei quali vorrà dire la sua per rassicurarvi. Ricordate che i cavi metallici non sono fatti per afferrarli con le mani; in caso di necessità non vi servirebbe praticamente a niente; servono solo per essere usati con attrezzature di sicurezza.
Un sentiero molto esposto: solo per chi non soffre questa situazione; altrimenti è una pena. Monte Macina, Apuane.
Tratti scivolosi. E’ una condizione frequentissima, in ogni stagione. Basta una pioggia appena finita, la rugiada, umidità persistente dentro avvallamenti, impluvi, attraversamento di corsi d’acqua etc. etc. E’ una condizione da prendere sempre con la dovuta cautela, se non altro per evitare di essere sempre per terra. Tratti quasi innocui possono essere quasi inabbordabili quando scivolosi perchè bagnati: mi è capitato di dovere rinunciare. Quando avete il sospetto, sondate bene il terreno prima di caricare il passo. Quando non vedete il terreno, per copertura di foglie, erba, e altro, sondate sempre, e occhio che le foglie possono essere scivolose anche se molto secche, oltre che bagnate. Il legno bagnato è da evitare: è scivoloso come il sapone.
Attraversamento di corsi d’acqua. Capita di frequente in certi percorsi. Escludo qui l’attraversamento di fiumi con acqua profonda o torrenti impetuosi: non rientra in quello che faccio e che voglio comunicarvi. Quindi solo attraversamenti in cui vi potreste bagnare, ma non correre rischi sostanziali, se non di scivolare.
Fare equilibrismo sulle pietre può essere anche divertente, ma solo se il rischio fosse limitato a scivolare e farvi un bagnetto più o meno completo, in genere freddo; allenatevi e, se foste bravi, fatelo pure.
Quindi qualche volta tocca prendere la decisione di entrare in acqua. I duri e puri lo fanno con calze e scarponi, e si tengono i piedi bagnati tutto il giorno. Se il fondo lo consentisse, cioè non fosse troppo sconnesso e scivoloso, vi consiglio: via calze e scarpe, e anche pantaloni, se necessario; attraversate e vi rivestite, rimanendo asciutti. Parlo ovviamente di tratto breve, max. qualche metro, senza cose che possano farvi male ai piedi, dove non rischiate comunque di congelarvi le estremità, e con fondo ben visibile.
Se però gli attraversamenti fossero ripetuti, vestirvi e rivestirvi ogni volta può far sì che a sera siate ancora su quel torrente; quindi vi toccherà tenere scarpe e calze. A meno che non abbiate programmato così bene da sapere cosa vi aspettava e abbiate con voi un paio di sandali; in questo caso potete anche tenerli per un po’ e rimettere le scarpe più avanti.
Sassi, ghiaia etc. sono compagni inseparabili di molti sentieri. Quando li vedete bene e vi muovete “con eleganza”, difficilmente possono diventare pericolosi. Ma, certamente, rallentano sempre più o meno il cammino, e dovete farvene una ragione. Quando sono coperti, rappresentano un notevole fattore di rischio di cadute.
I sassi mobili e grandi sono i più ostici. La ghiaia fine può ingannare: se fosse uno strato bello spesso, potrebbe invitare a fare divertenti discese, ma poco amiche dell’ambiente (in salita è altra cosa); ma se fosse poca e poggiasse su roccia liscia e in pendenza, potrebbe creare alcune tra le situazioni più disagevoli: rischio di scivoloni assicurato, sia in salita che in discesa, e andatura lentissima.
Legni. Ora sui sentieri si trova un sacco di legno, perchè quello caduto non viene più raccolto da chi abitava in montagna. Certi sentieri sono ormai pieni di legno caduto; in altri casi, il legno è quello residuo di tagli di bosco che ora lasciano il terreno molto sporco. Il legno rende il cammino difficile. I legni rotolano; bagnati, sono scivolosi; comunque vi ci inciampiate, per il traverso o per il lungo, le conseguenze possono essere molto spiacevoli. Dove c’è legno a terra dovete andare piano, non c’è niente da fare; non sottovalutate queste situazioni.
Potrete facilmente incontrare alberi interi crollati a traverso del sentiero. Sono sempre fastidiosi da superare; spesso dovrete aggirarli, aggiungendo un po’ di salita; quando cadono in zone strette e franose il loro superamento può essere anche pericoloso; se vi capitasse, fatelo possibilmente a monte e valutate bene la situazione.
Foglie. Possono sempre coprire qualcosa. Su sentieri in pendenza, la copertura di foglie richiede grande cautela. Ma anche in piano, potete sempre finire in una pozza di fango coperta da foglie; magari non è pericoloso, ma neanche troppo divertente, se non per i compagni di escursione.
Scorciatoie. Parola molto problematica. Su sentieri ben tracciati, le scorciatoie rischiano spessissimo di essere “allungatoie”; soprattutto sulle vecchie mulattiere, che erano tracciate a misura di uomo (e di mulo), col migliore compromesso tra pendenza e lunghezza. Per di più, spesso le “scorciatoie” innescano fenomeni di erosione e sono quindi da evitare. In alcuni casi comunque, possono tentare, ma:
– dovete essere sicuri di dove cominciano, dove finiscono e cosa c’è in mezzo; altrimenti evitatele: può essere molto pericoloso;
– siate sicuri che per guadagnare qualche metro non vi infiliate su pendenze impossibili;
– considerate il fondo della scorciatoia.
In generale, direi che l’unico caso in cui le scorciatoie siano vantaggiose sia quello in cui siano ben visibili, con fondo decente, e taglino tornanti di strade, che notoriamente fanno percorso molto lungo. A volte capita che brutte piste forestali malfatte siano molto erose; in questi casi camminare su tracce a lato di queste può essere più confortevole e sicuro.
Escursionismo introduzione. piudimille.com
Altri esseri viventi, oltre a voi
Piante. Quelle che vi infastidiranno di più saranno certamente i rovi e le ortiche. Sono molto frequenti, soprattutto nei sentieri che percorrono tratti un tempo coltivati e ora occupati dalla vegetazione. I rovi li trovate alle quote basse, le ortiche un po’ dappertutto. Che dire: pantaloni lunghi e braccia coperte con una camicia robusta. Il tessuto di jeans , se non aderente, è quasi impenetrabile, ma raramente farà parte della dotazione di voi escursionisti, per le altre sue doti non certo positive. Ma se faceste escursioni brevi dove sapeste di avere certi fastidi, un bel giubbotto di jeans vi permetterebbe di infilarvi quasi impunemente dentro i rovi.
Potete poi trovare altre piante spinose o pungenti come rose, prugnoli, Smilax (lo “strappabraghe” della zona mediterranea), ginepri etc.
Se proprio però finiste in uno spinaio, al 99% significherebbe che avete sbagliato strada o che la vostra strada non esiste più; quindi, uscitene e cercatene un’altra, prima di finire in guai peggiori.
Animali
La vipera è il mito degli escursionisti, la presenza oscura su cui sono state spese decine di pagine. Pericolo solo potenziale. Senza disquisire sulla pericolosità o meno del morso, le probabilità di venire morsi sono vicinissime a zero, per un escursionista. Intendiamoci: le vipere ci sono, e se ne vedono. Ma non vi aggrediranno mai; quando si accorgono che le avete viste, o vedono voi, se ne vanno. Lasciatele in pace e non avrete problemi; questo però include anche non toccarle inavvertitamente. Detto che se casualmente le pestaste con scarponi (poverine), calze e pantaloni lunghi, una loro eventuale reazione non vi farebbe niente, resta da guardare bene il terreno quando vi sedete a riposare, e dove mettete le mani, anche quando afferrate qualche appiglio in tratti che lo richiedano.
Insetti. Calabroni e vespe, rappresentano senza dubbio uno dei rischi maggiori, soprattutto alle quote medie e basse. Evitateli accuratamente, girate alla larga dai loro nidi. In genere non hanno reazioni impreviste, ma non si sa mai. Non frugate assolutamente in cavità, compresi sportelli di edifici, colonnine sacre etc. senza vedere cosa c’è dentro. Se per caso veniste attaccati, non scappate senza guardare; piuttosto, se aveste un indumento, arretrate velocemente, usandolo per tenere lontani gli insetti; arrivati a distanza di sicurezza dal nido, dovrebbero desistere. Non andate nemmeno mai a curiosare vicino agli alveari delle api.
I tafani possono essere fastidiosissimi. Sono tipici delle zone con bestiame e la loro puntura non è pericolosa, ma fa vedere le stelle. Quando vi prendono di mira, possono volarvi attorno per ore. In genere quando vi muovete non si posano. Quando si posano su di voi significa che stanno per pungervi: in quel momento, li fate secchi facilmente, ma dovete andare pesanti, perchè sono coriacei e hanno l’abitudine di lasciarsi cadere, fingersi morti e poco dopo riprendere a darvi fastidio; quindi se fossero posati sulla faccia, attenti a non farvi male con ceffoni troppo potenti.
Zanzare. Nelle zone paludose possono essere in numero esorbitante. Dopo avere preso un po’ di inevitabili punture, allontanatevi da lì: non c’è altro sistema, a meno che non abbiate un efficace repellente.
Zecche. Possono essere un problema reale. Possono essere abbondantissime in alcune zone dove ci siano molti animali, sia domestici che selvatici. Sono bestie lente e vi salgono addosso più spesso durante le soste, ma anche durante il cammino, quando attraversate erba alta. Sedetevi di preferenza su sassi o tronchi, non nell’erba alta. Dopo le soste, se aveste dubbi, esaminatevi per bene, dato che, in alcune stagioni, le giovani zecche sono microscopiche. Se fosse appena salita, la zecca non avrà ancora conficcato il rostro, quindi la eliminate facilmente. Se ve ne accorgeste a casa, quando si è già attaccata, dipende un po’ da voi; con un po’ di esperienza la potete togliere facilmente, con le pinzette normali, senza ricorrere a quelle specie di gadget che sono le “pinze da zecche”. Ma se non ve la sentiste, non provateci nemmeno: non vi resta che il vostro medico o il pronto soccorso, dove spesso non saranno molto più abili di voi, ma in qualche modo ve la toglieranno. Tenendo presente poi che, se l’aveste presa in zona a rischio, è opportuno che il medico lo consultiate, dato che le zecche possono trasmettere una malattia per niente simpatica.
Ragni. Quasi tutti i ragni che potete trovare da noi, anche quelli grossi, non fanno niente, tranne un paio di specie. Ma, personalmente, l’idea di trovarmene uno spiattellato addosso mi fa inorridire. Sono tra i pochi animali per cui non riesco a provare simpatia, neanche se li vedo da lontano. A parte questo, in sentieri poco frequentati i ragnetti hanno l’abitudine di stendere la tela proprio in mezzo, e voi la romperete con varie parti del corpo, compresa la faccia; un bastone aiuta a romperle, ma difficilmente le vedrete tutte in tempo. Se foste particolarmente infastiditi da tutte queste ragnatele addosso, fate andare davanti qualcun altro, o almeno tentate di chiedere il cambio…, magari senza dire il motivo.
Escursionismo introduzione. piudimille.com
Mammiferi erbivori selvatici. Ormai incontrare caprioli, cervi, daini, cinghiali, è molto facile. Generalmente se ne vanno. Se non lo facessero, mettevi in sicurezza, con qualche riparo, rocce, alberi etc. e vedete cosa hanno intenzione di fare. Una carica è comunque abbastanza improbabile. Diversa è la situazione se foste con un cane: i cinghiali odiano i cani e potrebbero attaccarlo, soprattutto se abbaiasse e tendesse ad importunarli. Purtroppo non c’è partita, vince il cinghiale.
Lupi e orsi. Incontrare il lupo durante un’escursione è difficile. A me è capitato un navolta sola, e il lupo se n’è andato in silenzio. Non ho quindi molta esperienza e, mi risulta, che da noi facciano così. Non so quindi darvi norme specifiche di comportamento, se non osservare e mantenere la calma.
Negli ultimi anni, oltre a quelli d’Abruzzo, gli orsi sono ritornati sulle Alpi. Al momento di scrivere ci sono state alcune aggressioni, e anche una vittima. Con tante polemiche al seguito. Che dire, la mia esperienza è zero. Certo, l’incontro con un orso un po’ di apprensione penso la metta; non posso dire di più
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Animali “domestici”. Qui il discorso è ben diverso. Gli animali domestici che potete incontrare sono quelli di allevamento più o meno brado e i loro eventuali guardiani (cani).
I cani accompagnano in genere le pecore. Hanno ben chiaro qual è il confine che non dovete valicare, e non transigono; se il vostro sentiero passasse dove c’è un gregge con i cani, trovate un’altra strada. Se i cani vi venissero incontro, mantenete la calma e cercate di proseguire, facendo capire che non vi avvicinate al gregge. Se non desistessero, cercate ancora di mantenere la calma e dire parole semplici tipo “via”, “no-no”, con tono molto deciso, ma calmo e mai aggressivo. In genere vi guardano, continuano per un po’ ad abbaiare ma, di fronte alla vostra combinazione di fermezza e disponibilità ad allontanarvi, non succede niente. Se si avvicinassero davvero troppo, non date le spalle, ma comportatevi come sopra, con fare ancora più risoluto, ma senza mai manifestare aggressività. Un bastone in mano aiuta molto: i cani da pastore lo conoscono bene; ma tenetelo solo in mano, come bastone da passeggio, senza mostrare minimamente di volerlo usare; in genere basta e avanza. Ma se proprio doveste usarlo (a me non è mai capitato), fatelo con decisione.
Le pecore senza cani sono innocue, ma direi che non esistano; una certa aggressività potrebbero averla gli arieti, in qualche momento, ma la circostanza è così rara da non rappresentare un problema. I caprini di vario tipo tendono ad allontanarsi, dando spettacolo su o giù per i posti più impervi, senza muovere nemmeno un sassolino; poi vi guardano con l’aria: “ma chi sono questi esseri così lenti e perchè dovremmo averne paura ?”
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I bovini, in dipendenza della loro e della vostra taglia, pesano da 4 a 20 volte più di voi: sono da evitare nel modo più assoluto. Dipende anche dalla razza, ma i bovini al pascolo sono spesso bestie fiere, a volte curiose, ma in genere piuttosto infastidite dagli intrusi. Quando ci sono i vitelli, assumono anche atteggiamenti protettivi. Non vi venga in mente, a meno che non abbiate dimestichezza, di attraversare mandrie in terreno scoperto. Fate piuttosto ampie deviazioni e fate capire che la vostra strada non è la loro. Se vicino ci fosse un bosco praticabile, entrateci e aggirate la mandria nel bosco. Se gli animali fossero anche nel bosco, aggirateli come potete. Ma, in ogni caso, cercate sempre di camminare come se la vostra deviazione fosse pianificata, senza dimostrare paura, che gli animali percepiscono. Non insistete a percorrere passaggi stretti dove ci sono bovini; piuttosto, aspettate per vedere se andassero via; se foste in posizione sicura, potreste tentare qualche piccolo rumore e gesti ampi con le braccia, mai aggressivi; ma se non se ne andassero tranquillamente, andatevene voi.
I cavalli sono grossi più o meno quanto i bovini e, spesso, più intraprendenti; anche loro sono spesso fieri e poco amici degli intrusi. Può capitare che vi vengano incontro, almeno il capo branco, con l’aria “tu cosa cavolo vuoi qui”; se insistesse, trovate riparo e aspettate che si stanchi del gioco e se ne vada. Per il resto, come per i bovini.
Esseri umani. Non apro nemmeno il capitolo dei malintenzionati, che possono esistere sulle montagne, come dappertutto, perchè non vi potrei dire niente di utile.
Stiamo con gli uomini che vanno in montagna “per piacere”. Il pericolo più grande sono le pietre che, contrariamente alla capre, gli uomini muovono abbondantemente, tanto più quanto meno sono abituati a camminare dove le pietre ci sono. Guardate sopra di voi ed evitate di essere sotto la loro traiettoria. Considerate però che, se un pietra iniziasse a rotolare a distanza di rischio e non si fermasse, potrebbe cambiare direzione più volte e fare grandi salti; per cui, prima di spostarvi qua e là, aspettate che vi sia relativamente vicina, per vedere dove va.
Tenete presente che esistono, e mi sono capitati più volte, anche quelli che le pietre le fanno rotolare apposta, per vedere dove vanno !
Cacciatori di cinghiali al monte Caucaso
Evitate, per quanto possibile, le zone e i giorni di battute di caccia al cinghiale. Non vi succederà niente di intenzionale ma, a parte il rischio di incidenti, certo sarete guardati con profondo dispetto dai cacciatori.
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