Monochamus sutor: una visita
Visite inattese, la natura direttamente a casa
16 maggio 2020
L’ho trovato nella mia veranda; certamente era entrato infilandosi nell’apertura della finestra, volando da chissà dove.
Ho capito che sicuramente non sarebbe riuscito and uscire e allora l’ho portato nel balcone, dimenticandomelo. Passato un po’ di tempo, era ancora lì, che girava avanti e indietro, con qualche tentativo di arrampicarsi sul muro.
Ricordando la mia passione per i coleotteri, intanto ho approfittato per vedere cosa fosse. L’aspetto lasciava pochi dubbi su dove andare a cercare: un Cerambicide della sottofamiglia Lamini. Un po’ con l’aiuto della chiave analitica dei miei vecchi manuali francesi, comprati quando ero ragazzo, un po’ con le tante immagini che ora sono in rete, eccolo: Monochamus sutor.
Ma lui era lui, indipendentemente dal nome che gli abbiamo dato e, dopo tutto questo, era ancora lì, sul balcone. Mi sono messo a stendere la biancheria e lui, con piglio deciso, è corso verso di me e si è arrampicato sulle scarpe, poi lungo i pantaloni, su su, fino alla spalla; a quel punto, per evitare che mi salisse in testa, l’ho indirizzato lungo il braccio un po’ alzato.
Durante questo tragitto ho capito che a lui della scienza e del suo nome non importava. Voleva qualcosa da me ed è iniziata la comunicazione. Ho cominciato a capire e a ricordare. Sono insetti che volano, ma non sono molto agili.
Bene, raggiunta la mia mano, stesa verso l’alto, ha cominciato a fare una serie di movimenti, come un ballo: sentiva l’aria con le antenne, apriva un po’ le ali, girava attorno. Io lo guardavo e mi pareva che finalmente avesse trovato quello che gli serviva: un posto in alto, dove preparare il decollo. E infatti, all’improvviso, nel momento che ha ritenuto adatto, via e in poco tempo non l’ho visto più.
E’ stata però una bella conversazione.
Monochamus sutor: una visita. Filippo D’Antuono. piudimille.com. Tutti i diritti riservati