Bagno di bosco, terapia o cura di noi ?
(Pensieri su ricerca, terpeni, raffreddore, ricordi di infanzia e memoria corta)
18 ottobre 2021
Il bagno di bosco, anche chiamato, nelle sue varie sfumature, terapia forestale, è argomento di gran moda. Non che sia nuovo ma, quando le cose diventano di moda, gli esperti abbondano. E la ricerca arriva anche lei.
La settimana scorsa ho partecipato al Convegno di Montagnaterapia. Molto interessante, soprattutto per la motivazione di molti operatori. C’è stato anche qualche intervento, tra cui uno mio, che riguardava il bagno di bosco, o terapia forestale. Alcuni hanno parlato dei terpeni, sostanze volatili emesse dalle piante. Prima di proseguire, presento alcune memorie di infanzia, che mi sono subito venute in mente, sentendo certi approcci.
Nelle immagini che seguono vedete tre prodotti storici.
La linea Vicks. Potrete leggere nel loro sito come sia stata “inventata” in America a fine ‘800. Da bambino lo stick “Vicks inalante”, un bastoncino da infilarsi nel naso a da cui aspirare, era quasi un gioco, per il raffreddore. Io l’avevo sempre in tasca. Il Vicks vaporub l’amavo meno, soprattutto perchè era un unguento che andava applicato sul petto o sulla schiena, e mi dava fastidio. Interessante “vaporub”: cioè vapore, sostanza volatile, che si libera frizionando (to rub). Cosa contenevano, e contengono?… terpeni, nella fattispecie mentolo, eucaliptolo, canfora, trementina, che sono tra i composti più diffusi e studiati. Esistono anche disponibili dati sulla dinamica di assorbimento ed eliminazione (esempio qui). Quindi, niente di nuovo, l’azione è ben nota, da molto tempo.
Questa azione di liberazione delle vie respiratorie si chiama effetto balsamico. Si, balsamico è parola notissima, ora magari un po’ meno frequente, ma ricorrente in tutti i testi, tradizionali e non, di erboristeria (nella foto, tre esempi della mia biblioteca, risalenti agli anni ’60-’70 del secolo scorso)
La confezione del Vicks vapurub, rimasta praticamente la stessa da sempre
Tre vecchi libri di erboristeria e sostanze vegetali naturali, dalla mia biblioteca
Ricordavo poi anche un prodotto chiamato “Recto mugòlio”. Il nome mi incuriosiva, quando ero piccolo, perchè non lo capivo bene ma, allo stesso tempo, mi terrorizzava, perchè… erano supposte. Anche in questo caso il nome parla da sè: “recto”, riferito al posto dove si mettevano, e “mugòlio”: olio di mugo, cioè di pino, non necessariamente mugo. Il nome, tuttavia, mi divertiva anche, perchè io dicevo “mugolìo”, cioè con l’accento sulla i. E potete immaginare cosa facesse venire in mente l’idea di un mugolìo che usciva da dietro. Adesso pare che il prodotto non esista più, per mancanza di interesse dei produttori, che non hanno chiesto il rinnovo dell’autorizzazione.
Un manifesto d’epoca del Recto mugòlio
Ci sono poi le pastiglie Valda, un altro prodotto storico, la cui origine risale al 1905. Anche queste con azione balsamica, con mentolo ed eucaliptolo. Quella scatolina di metallo era un mito. Soprattutto in inverno, capitava di averne sempre una in tasca.
L’aspetto invitante delle pastiglie Valda
La classica scatolina di metallo delle pastiglie Valda
Mi sono tornati in mente anche i miei viaggi in Europa dell’est, durante i quali avevo constatato come l’uso dei prodotti naturali fosse ancora molto importante; tra questi, anche i coni e le gemme di conifere, appunto ad uso balsamico.
Bene, dopo questa digressione, torniamo a noi. Ho sentito parlare di ricerca sui terpeni come di cosa altamente innovativa, che “apre un mondo”. E anche qui ci sarebbe qualcosa da dire.
Sladko di pino: sciroppo di zucchero con coni di pino, ad azione balsamica, monti Rodopi, Bulgaria
Pigne in vendita lungo la strada, penisola di Crimea
Conserve di coni di pino, penisola di Crimea
Bagno di bosco e terpeni
I terpeni sono sostanze vegetali spesso fortemente odorose, per questo indirettamente note a tutti: infatti rappresentano gli odori della maggior parte delle piante aromatiche, come salvia, basilico, rosmarino, origano, prezzemolo, anice, ma anche di molti ortaggi, come sedano, finocchio, carota, delle bucce degli agrumi, resine di conifere, piante da profumo, come lavanda, gelsomino e tante altre. Dal punto di vista chimico, sono noti da ben più di un secolo; semplicemente, la loro conoscenza è venuta migliorando anche in seguito al progresso delle conoscenze generali sulla chimica e della disponibilità di nuovi metodi e strumenti di analisi.
Circa 30 anni fa ci fu un’ondata di entusiasmo per la ricerca in campo, cioè in ambiente aperto, su quelli che allora erano chiamati VOCS (volatile organic compounds). Composti organici che passano facilmente allo stato di vapore, prodotti da organismi vari, tra cui le piante. Tra quelli di origine vegetale, i terpeni sono tra i più importanti, anche perchè sono facilmente percepiti dai nostri sensi. Allora l’interesse era per il ruolo fisiologico ed ecologico di questi composti per le piante, cioè quali fossero le loro funzioni metaboliche e di comunicazione tra le piante e gli altri esseri viventi.
Ora è tornato l’interesse per questi composti, rilasciati nell’ambiente, per i loro potenziali effetti sulla salute umana. Il nome è stato cambiato in BVOCS, dove B sta per “biogenetic” dato che, in effetti, molti VOCS, soprattutto non di origine biologica, sono anche veleni potenti. Abbiamo visto come l’effetto balsamico sia noto da tempo, quindi non c’è da stupirsi di effetti benefici dei terpeni sull’apparato respiratorio. E’ vero, ora vengono studiati anche altri effetti; ma anche questi erano in parte noti, tra cui quelli sull’umore ed il sonno.
Quindi par carità, bene la ricerca. Che per essere realmente utile e progredire deve però ricordarsi di quanto già c’è. Tenendo anche presente che, probabilmente, la determinazione, in ambiente aperto, di effetti quantitativi dei terpeni su qualche indicatore fisiologico o, ancora di più, sullo stato generale di salute fisica o mentale, sarà impresa ardua. Nè gli esprimenti in ambiente controllato potranno essere estrapolati più di tanto. Infatti, in ambiente naturale, sono tanti i fattori che interferiscono, che il “rumore di fondo”, cioè i fattori incontrollati, può diventare una componente preponderante di quello normalmente chiamato “errore sperimentale”. In questa situazione, inferenze attendibili richiederebbero una tale quantità di dati che… possiamo essere certi che anche questa nuova ondata di entusiasmo per questi argomenti si esaurirà prima di averli prodotti.
Bagno di bosco e terapia
In sostanza, tornando ai “bagni di bosco”. La percezione che facciano bene c’è. Percepiamo anche bene gli odori della natura, inclusi i terpeni: chi di noi non ha piacere dell’odore di resina dei boschi di conifere ? Ma stare in natura ha un valenza molto più ampia, probabilmente non quantificabile con metodi scientifici. Quindi, l’uso di un solo fattore qualunque sia, inclusi quindi terpeni, per attirare un potenziale utente o attendersi benefici, può portare a delusione, e all’effetto contrario di quanto sperato, cioè a perdita di interesse.
Pertanto, non sottovalutiamo approcci apparentemente non scientifici. I bagni di foresta valgono per tutto quello che possono offrire, che va oltre i terpeni, e che non è uguale per tutti. Per questo la guida è, in fondo, un mediatore, che dovrebbe consentire ad ognuno di cogliere quello è individualmente più importante, da un’esperienza di bagno di bosco.
filippo d’antuono – piudimille.com
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