ESCURSIONISMO – INTRODUZIONE

(come un manuale personalizzato di elementi di escursionismo)

Escursionismo introduzione

In questa pagina trovate appunti di escursionismo. Sono più che altro mie idee, su dove e quando andare, cosa sia utile fare o non fare, cosa avere con sè, e altre cose.
Manuali di escursionismo ne potete trovare diversi, scritti da persone brave e competenti.
Pertanto, qui non aggiungerò niente di tecnico, se non un po’ di stile personale e interpretazione legata all’esperienza, che a volte conta.

 Escursionismo introduzione. piudimille.com

Organizzazione generale: dove, quando…

Escursionismo introduzione. piudimille.com

Escursionismo introduzione

Escursionisti felici, in una bella giornata di sole

Dove andare

Tutto quanto trovate in questo sito è riferito, se non specificato diversamente, a situazioni senza copertura nevosa, o ghiaccio. Infatti ho esperienza moderata di situazioni invernali, in cui le cose cambiano completamente. Raccomando di tenerlo bene presente.
Quindi per me, la scelta di dove andare dipende molto anche da questo.
Per rimanere nelle zone che mi sono più note, la costa ligure è una meta invernale che, una volta provata,  vi sarà difficile abbandonare.
Molte zone collinari e di media montagna, sono comunque libere dalla neve per buona parte dell’inverno, anche se il clima è più rigido.
In sostanza, per me vale il principio della transumanza: seguo le stagioni e mi sposto con quelle.
Però intendiamoci; molti luoghi hanno stagione estiva molto corta; per cui, ben vengano gli amanti dell’inverno e della neve, a cui però non posso dare grandi suggerimenti.

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Ancora neve sull’alto crinale, tra il Corno alle Scale ed il monte Cimone, ma già primavera nella media valle del Reno

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Quando andare

Io vedo le escursioni come un piacere, e un mezzo per vedere e conoscere.
Camminare su un crinale in mezzo alla nebbia non è nè l’una nè l’altra cosa, anche se può formare un’esperienza. Non vedete niente, e può essere anche abbastanza pericoloso.
Quindi preferisco le escursioni col bel tempo. Adesso abbiamo gli strumenti per potercela fare: i siti meteo sono piuttosto attendibili. Occorre però una certa conoscenza dei luoghi e sapere un po’ interpretare le previsioni, anche in base a quello che vediamo.
Se proprio le previsioni fossero pessime nella zona scelta, siate flessibili; vedete se ce ne sia un’altra con previsioni migliori. A volte, quando  il tempo è pessimo in alto, ma migliore più in basso, pensate a stare più giù: potrebbe essere un’ottima occasione per scoprire bellezze che non vi aspettavate, anche poco conosciute dai più.
Se proprio invece non ci fossero speranze, a mio avviso, è meglio rimandare.
In queste pagine mi riferisco a escursioni di 1 o 2 giorni; per traversate più lunghe evitare il brutto tempo potrebbe non essere così semplice.
Spesso i giorni più belli sono quelli che precedono l’arrivo di una perturbazione, che spazza via tutta la nuvolosità locale,  ma sperando che non arrivi troppo in fretta: le libecciate in Appennino sono toste. Anche i giorni che seguono le perturbazioni sono spesso chiari, ma possono essere ventosi e freddi, in inverno.

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Tempo ancora chiaro, cielo velato, senza nuvolosità locale, prima dell’arrivo di una perturbazione

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Camminare nella nebbia non è divertente, mette di cattivo umore e può essere pericoloso

A che ora partire

Su questo argomento la retorica degli uomini di montagna si è sbizzarrita, con toni diversi, ma tutti più o meno nella stessa direzione: “il vero montanaro è mattiniero”.
In realtà, a parte la definizione indefinita del ” vero montanaro”, partire presto, anche molto presto, ha vantaggi,  sia dal punto di vista dela organizzazione che della sicurezza:
– in escursioni lunghe, partire presto garantisce il margine necessario di tempo per tornare prima del buio;
– d’estate la mattina fa più fresco; camminare alcune ore col fresco, invece che sotto il sole pieno, è non solo piacevole, ma anche benefico per il fisico, e fattore di sicurezza;
– spesso, quando il tempo non è proprio stabile, e si formano nubi durante il giorno, iniziare molto presto può salvare l’escursione: arrivate in cima che le nubi o la nebbia ancora quasi non ci sono e  poi, quando arrivano, siete già di ritorno;
– la mattina presto c’è una luminosità diversa da tutte le altre ore del giorno;
– la mattina presto è più facile incontrare animali.
Se, per escursioni lunghe, il primo punto è determinante, per quelle brevi ci sono situazioni diverse. A volte  il tempo si sta ristabilendo, e aspettare un po’ può consentire agli ultimi spruzzi di pioggia di andarsene. E poi, in belle giornate fresche di primavera o di autunno, con tempo stabile, quando la strada da fare non è tanta, potete anche concedervi qualcosa, e partire con più calma.
Partire presto è anche molto in linea con l’idea che ho dell’escursionismo: per iniziare a camminare presto dovete essere sul posto già la sera prima. In questo modo, potete conoscere un po’ i luoghi e guardarvi attorno: il contrario del tocca e fuggi, solo per arrivare in cima e basta. Se poteste permettervelo, vi stancherete meno e vedrete tante cose in più.
Valutate e decidete come sia meglio per voi.

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La luce del mattino presto è diversa da quella di tutte le altre ore del giorno

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Tarda mattinata, nubi che salgono al crinale delle Tre Potenze, ma la cima è già passata e stiamo già scendendo

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Attrezzature e rifornimenti

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Escursionisti “leggeri” in una bella giornata di tarda primavera

Leggeri o pesanti

Diciamo che io sono di quelli che “si porterebbero dietro la casa”, e guardo con invidia chi si muove portando poche cose; quindi, tenetelo presente, nel leggere questi appunti.
Però non mi sono mai neanche troppo pentito di avere portato qualcosa che poi non è servito.
Neanche di non avere qualcosa che sarebbe servito, ma solo perchè non mi è mai capitato.
Ci sono cose che, secondo me, dovete avere e sono:

  • Vestiti a sufficienza, anche per casi di emergenza: certo, l’inverno e l’estate sono cose diverse, ma avere una base nello zaino male non fa.
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Una buona dotazione nello zaino, cappello e maniche lunghe per il sole: premesse di sicurezza anche in escursione giornaliera

  • Indumenti impermeabili: io ho fatto qualche centinaio di escursioni senza mai prendere piogge serie, ma solo perchè le ho programmate bene. Ma se la pioggia capitasse e non foste attrezzati, potrebbero essere momenti spiacevoli.
  • Considerate anche un ombrello; i duri e puri potranno ridere di voi; però l’ombrello è l’unica cosa con cui davvero non vi bagnate, perchè non vi fa sudare. I pastori hanno l’ombrello… vorrà dire qualcosa. Purtroppo non è utilizzabile con vento e nella vegetazione fitta. Sceglietene però uno corto, che stia nello zaino e sia robusto, che non si rivolti alla prima brezza.
  • Cappello: il sole non è affatto amico.
  • Cosa che non sentirete dire spesso: anche in piena estate, una camicia leggera e ampia a maniche lunghe; sempre per difendersi dal sole, quando servisse.
  • Un cambio, almeno di calze e maglia a contatto di pelle.
  • Un fischietto: in caso di emergenza vi farete sentire meglio che con la voce.
  • Almeno nella bella stagione: crema solare.
  • Un kit di primo soccorso.
  • Una lampadina frontale, con le batterie cariche: può capitare di fare tardi e che venga buio.
  • Per cibo e acqua, vedete il paragrafo dedicato.
  • Il telefono

Direi quindi: abituatevi a portare una dotazione di base adeguata, senza esagerare: quel peso standard nello zaino, dopo un po’ non lo noterete più  e non vi pentirete mai.

Calzature, zaino, vestiti

Qui viene il difficile. Basta entrare in un negozio che vi perdete. Per la scelta, non potrete fare a meno che andare un po’ per tentativi, fino a quando vi sarete fatta un’esperienza.
I piedi sono il vostro mezzo di locomozione e devono stare bene.  E questo dipende in gran parte dalla combinazione calza-scarpa.
Le calze. Certamente rinunciate a calze riciclate e usate calze tecniche, di buono spessore. Ma quali,  dovrete deciderlo voi. Io ho avuto per molto tempo una preferenza netta per la calze di lana Merino: ne esistono di diverso spessore, per tutte le stagioni. Adesso però ci sono anche ottime calze sintetiche, con le stesse possibilità di scelta e prezzi non molto diversi.
Le scarpe. Nelle escursioni potete trovare qualsiasi tipo di fondo. Escluderei le scarpe con suola troppo sottile e non ben scolpita. Per il resto, potete andare dalle scarpe leggere e basse, ma sempre con suola adeguata, ai classici scarponi.  Le prime, d’estate sono affascinanti, specie quelle con tomaia di rete, che danno senso di fresco, ma vanno portate sempre con calze adeguate.  Se sapete camminare bene, potete andarci quasi dovunque, con tempo asciutto.
Su terreni pietrosi i sassi sul lato del piede però si sentono e potreste rimpiangere una tomaia più consistente.  Soprattutto nei boschi, con terreno coperto di foglie, nelle scarpe basse entra di tutto. Poi, è chiaro che se voleste impermeabilità, o scarpe calde, queste non lo sono.
Così, orientativamente, direi che le scarpe basse e leggere siano amiche dei vostri piedi per escursioni non molto lunghe e impegnative; altrimenti, tendono a vincere scarpe più consistenti. Un discorso particolare meritano i sandali da escirsione che, in certe condizioni, possono essre una possibilità interessante: vedete qui un post al riguardo.
Nella scelta delle scarpe per me un punto è fondamentale. Dimenticate la vecchia idea che le scarpe nuove facciano male all’inizio e  poi vi abituate: può essere catastrofica. Quando provate le scarpe, dovete sentirvele bene subito; e per bene intendo non strette, senza senso di oppressione, senza sfregamenti da nessuna parte e che le dita non tocchino la punta.
Per lo  zaino è un po’ la stessa cosa. Deve prima di tutto essere comodo, e qui la cosa è un po’ difficile, dato che lo proverete vuoto. Poi, rinunciate ai mini zaini, che non contengono niente o quasi. Se ve lo poteste premettere, due dimensioni diverse potrebbero essere un’idea: in un’escursione di mezza giornata a primavera non vi porterete le stesse cose che in una di una giornata intera di piena estate, in cui sarete carichi di liquidi, o d’inverno, in cui sarete carichi di vestiti.  La copertura per la pioggia è accessorio non da poco. Gli zaini variano moltissimo come materiale: alcuni si strappano con niente, a volte non esattamente in relazione al loro prezzo, ma di più non posso dire.
Vestiti. Vi do solo un suggerimento, del resto non nuovo. Vestitevi a strati; portate con voi tutto quello che potenzialmente vi serva. Svestitevi e rivestitevi tutte le volte che serve. Per farvi un esempio, nelle escursioni sulla costa ligure in inverno, capita di passare dalla maglietta a mezze maniche, quando tirate in salita, a maglietta, camicia, maglione, gilè e giacca a vento, quando vi fermate per mangiare, magari un po’ in alto, in giornate di tramontana.
I bastoncini da trekking e il sedere. Io sono nato senza bastoncini e sono molto lento ad adeguarmi alla tecnologia. Però ogni tanto li uso e possono essere utili per scaricare un po’ le ginocchia, nelle discese impegnative.
Una cosa però posso dire con certezza. Dovete camminare con i piedi e le gambe, non con le braccia. Dovete sempre avere ben saldo l’appoggio sui piedi. Posto che, in certi casi, sia chiaro quale possa essere l’utilità di un appoggio, buona parte della gente che vedo procedere in discesa lenta, instabile e a rischio di caduta è quella che si appoggia prima sui bastoncini che sulle gambe. Perchè i bastoncini vi aiutino nella progressione in salita, ci devono essere due condizioni: dovete usarli nel modo giusto, cioè di preferenza in spinta, e dovete avere un po’ di allenamento nelle braccia, altrimenti dopo un po’ sarete sfiancati.
Una nota sull’uso del sedere: in genere  tendete ad usarlo in discesa; può essere un comodo aiuto, se doveste usarlo per una delle sue funzioni, cioè per sedervi, stando fermi; ma, quando riprendete a scendere, dovete appoggiarvi bene sui piedi, al massimo aiutarvi con le mani; il sedere non è prensile ed ha una forma che non vi sosterrà mai.

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Cibo e liquidi

Liquidi. C’è chi beve molto e chi poco. A me è capitato di bere 6-7 litri di roba, in escursioni estive di una giornata intera. Comunque, quello che perdete, dovete re-introdurlo.
Non vi posso dire che la montagna sia un posto idilliaco, dove troverete sempre acqua, perchè non è sempre vero, poi:
– non è detto che camminiate sempre in montagna;
– non è detto che l’acqua sia affidabile; siate prudenti con l’acqua di superficie, anche quella di torrenti cristallini; siatelo anche con quella delle sorgenti, specie se sono a valle di zone molto frequentate dal bestiame.
Dovete conoscere le vostre esigenze, in base all’escursione che fate, sapere se ci siano punti di rifornimento affidabili, portare con voi quello che serve. Certo, ogni litro è più o meno 1 kg in più, ma tocca farlo.
Assieme all’acqua, perdete sali; perderne troppi fa quanto meno venire i crampi e confonde anche un po’ la lucidità mentale, che invece è importante mantenere. Abituatevi ad accorgervi quando vi succedesse e collegare questo sintomo al bisogno di liquidi.
Poi, camminando, consumate energia; consumarne troppa vi fa quanto meno andare in crisi ipoglicemica e sentire molto deboli.
Bere può essere un sistema per ovviare alle due cose. Esistono bevande che contengono sia zuccheri che sali. Avere con voi acqua, ma anche queste bevande, male non fa.  Oppure, se proprio non piaccessero, esistono gli integratori in bustina, da sciogliere nell’acqua. C’è poi il the e quant’altro sia di gusto personale.
Io uso molto i succhi di frutta, quelli densi però, a volte diluiti un po’ con acqua, che sono liquido e alimento assieme.
Cibo. Dovete averne in quantità adeguata. Potete andare da qualche biscotto o frutta secca, per escursioni brevi, a quanto vi serve per intense escursioni di un’intera giornata. Anche qui dominano i gusti personali, al di là di norme dietetiche, e di buon senso, che qui non riprendo. Pasta, riso, pane e qualcosa da accompagnare al pane; direi però di portarvi anche qualcosa di acquoso, verdura o frutta, che aiuta molto. Soprattutto: portate cibo che vi piaccia, che “vada giù bene”.
Biscotti e frutta secca servono comunque, da sgranocchiare ogni qualvolta ne sentiate il bisogno.
Le caramelle, quelle con lo zucchero, non con dolcificanti,  unite a una bevanda salino-energetica, possono darvi una  spinta in situazioni in cui dobbiate tirare un po’: prima o poi capita di fare tardi o di volere tornare prima che arrivi la pioggia.

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Programmazione: carte, sentieri e segnavia, tempi, durata, difficoltà

Se preferiste escursioni guidate, può darsi che vogliate godervele in tutta tranquillità, senza pensare a queste cose. In questo caso, benvenuti lo  stesso e spero di servirvi bene.
Però può anche essere che vi piaccia avere lo stesso una base di informazioni.

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Carte stese in casa, per una prima programmazione di itinerari

Percorsi e carte

Decidere dove andare sarà il vostro primo progetto, che può partire come un’idea, quasi un sogno; poi va costruito.
Partirete di solito da qualcosa che colpisce la vostra immaginazione: un’immagine, un ricordo, un nome suggestivo. Non sbaglierete quasi mai, prendendo le cose nel modo giusto: troverete sempre qualcosa di bello da vedere, sentire, vivere.
Ma per non sbagliare ed essere pronti a vivere i luoghi, la vostra fantasia non deve essere troppo compressa dall’improvvisazione; dovrete darle il suo spazio, tra le cose pratiche di organizzare il viaggio, trovare dove stare, imprevisti etc etc.; altrimenti, la fantasia rischia di rimanere prigioniera della confusione.

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Un sentiero difficile e mal segnalato, tuttavia rappresentato come segnalato ed escursionistico in una carta recente

Partite da buone carte. Vi darei un consiglio: dimenticatevi per un  momento l’era digitale e andate sulla carta vera. Le carte stradali ben fatte sono strumenti utilissimi per impostare il viaggio, si tratti di un fine settimana o di cosa più lunga. Avete tutto sott’occhio; potete cominciare a vedere dove sono i posti che avete immaginato. Poi, se per calcolare le distanze e stimare i tempi di spostamento in auto preferiste Google maps, OK; lì potete vedere anche i dettagli da satellite, ma fatelo dopo.
Per la parte a piedi (l’escursione)  poi ci vogliono le carte escursionistiche; e qui non c’è Maps che tenga. Sulle carte ci sono i sentieri, con i loro numeri, in un quadro d’insieme per un’intera area, che non trovate, allo stesso livello di chiarezza, nelle mappe dei GPS.
Cose che dovete considerare.
– molte zone sono ben  attrezzate di sentieri segnalati, altre no;
– non è detto che, dove ci sono sentieri segnalati, ci sia una carta aggiornata e disponibile;
– in alcuni casi, al contrario, ce ne può essere più di una. Consiglio: se ve lo poteste permettere, prendete quelle che ci sono e confrontatele; a volte differiscono abbastanza e sono complementari;
– a volte i sentieri segnati sulle carte quasi non ci sono più, o le segnalazioni sono così vecchie che è difficile trovarle;
– a volte, invece, le segnalazioni sul terreno sono aggiornate e le carte no;
– a volte, ci sono sentieri con segnalazioni multiple; è una pessima abitudine, ma tant’è;
– la situazione cambia velocemente.
Quindi cosa fare? La situazione ideale è avere carte ben fatte, che riportino bene non solo i sentieri segnati, ma tutta la topografia del territorio, e sapere leggerle. In questo modo, è difficile sbagliare.
Man mano che acquisite esperienza, la soddisfazione aumenta. Saprete valutare distanze, pendenze e stimare i tempi: la situazione migliore per fare un’escursione prima di tutto in sicurezza, e poi godendovi il percorso.

GPS e altri strumenti elettronici. Il GPS è uno strumento utilissimo, se sapete usarlo. E’ una garanzia di sicurezza, perchè, usato in modo appropriato, vi fa sempre tornare indietro: una funzione importantissima in mancanza di punti di riferimento riconoscibili, su sentieri poco tracciati, come in boschi fitti o nella nebbia. Vi indica la quota e questo può essere un aiuto fondamentale per individuare la vostra posizione. Vi fornisce anche direttamente le coordinate della vostra posizione; questa funzione è fondamentale in caso di richiesta di soccorso; vi serve un po’ meno per capire dove siete nel caso vi siate momentaneamente persi: per riportare su una carta le vostre coordinate dovreste essere decisamente esperti. Il GPS può anche consentirvi di individuare un punto noto e cercare di raggiungerlo; però, anche in questo caso, non è sufficiente, anzi, può essere anche fattore di rischio se non sapeste cosa ci sia tra voi ed il punto da raggiungere. Il GPS è poi fondamentale per rilevare sentieri non segnalati ma, questa funzione, forse non vi servirà.
A mio avviso, il GPS serve un po’ meno per programmare un itinerario: per questo, è meglio usare le carte. Quindi, procuratevelo, se vi piace, ma non fatene l’unico strumento delle vostre escursioni e imparate a camminare anche senza: ne trarrete la massima soddisfazione avendo già un’esperienza consolidata di leggere il territorio sulle carte.
Sulle diverse applicazioni che funzionano sui telefoni non ho abbastanza esperienza per potervi dare consigli. La cartografia è meglio visibile che non sul GPS ed alcune dovrebbero avere prestazioni più che sufficienti per l’escursionista. Ancora una volta, però, non sostituiscono la vostra consapevolezza del territorio e della vostra posizione fisica. Le app disponibili sono ormai tantissime; faccio solo una constatazione: spesso vedo gente che cammina in natura seguendo il telefono, ma poi non sanno dove sono…

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Sentieri e segnavia

I sentieri sono segnalati con segnavia. Il sistema più diffuso è quello dei segnavia bianco-rosso e numerazione, del CAI (Club Alpino Italiano); ma ce ne sono altri, in alcuni territori anche prevalenti.
Il caos è a volte creato da sistemi di fantasia che si soprappongono a quelli pre-esistenti; allora compaiono altri segni, nomi appunto di fantasia, destinati a catturare l’immaginazione: sentieri “dei briganti”, “dello spirito, “delle fragole”, “della foresta sacra” e chi più ne ha più ne metta; per non parlare poi dei sentieri a lunga percorrenza come le varie Alte Vie, sentiero Italia, ed i vari Cammini, il cui numero aumenta sempre di più. Sono iniziative magari anche nate con buone intenzioni, ma quasi sempre eseguite sull’onda di idee nuove e finanziamenti disponibili, che hanno lasciato tracce sul territorio, senza pensare che sistemi di questo genere vanno fatti, ma poi anche mantenuti. E invece, finiti i soldi, la manutenzione spesso non c’è più, e tutto piano piano sparisce. Sembra che fare o ritracciare sentieri sia un’attività prediletta da amministratori di vario tipo e loro consulenti.
Ma queste sono cose che all’escursionista non interessano per il principio, ma per la confusione che a volte generano. A volte dovrete quindi districarvi un po’, per capire quale sia l’itinerario che volete fare. Nell’incertezza, è meglio che abbiate sempre qualche alternativa, tenendo presente che non trovare un sentiero può quanto meno farvi perdere un sacco di tempo. Oppure, prendetevi il tempo per fare un sopralluogo, per andare poi sul sicuro.

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Un insieme caotico di segnavia

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Segnavia realizzati con materiale non adatto e rotti dopo poche settimane

Tempi di cammino, durata, difficoltà

Sono tre cose abbastanza collegate tra loro, di cui trovate scritto parecchio nelle guide e nei manuali di escursionismo. Quindi, ancora una volta, cerco di ripetermi il meno possibile e dirvi qualche opinione, basata sull’esperienza.

Cominciamo dalle difficoltà
Le scale di difficoltà dei sentieri variano tra diversi paesi. I criteri su cui sono basate sono riportati in quasi tutte le guide ben fatte e in moltissimi siti internet. C’è anche su Wikipedia.
Se vi riferite a questa classificazione, tenete presente che i sentieri T possono essere fatti da chiunque abbia la fortuna di potere camminare; quelli E da quasi tutti; quelli EE possono mettere qualche pensiero a molti. Soprattutto per questi ultimi, le situazioni però sono molto varie. Le classificazioni, poi, sono fatte da uomini e qualche margine di soggettività lo lasciano.
Imparerete a valutarvi  un po’ con l’esperienza, confrontando la classificazione del vostro sentiero con le sensazioni che avrete facendolo: se non ve la sentiste, non insistete.

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Escursionisti su un percorso turistico (T)

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Percorso escursionistico (E)

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Sentiero per escursionisti esperti (EE)

Tempi e durata
Ci sono poi particolari che le classificazioni non possono includere ma che, appurato che un percorso sia alla vostra portata, possono fare la differenza in termini di tempi di percorrenza, impegno richiesto e anche precauzioni (vedete il paragrafo successivo).
Un’altra cosa che leggerete è che il tempo richiesto per un’escursione dipende dal dislivello, cioè la differenza di quota, in salita e/o in discesa e dalla lunghezza. E’ certamente vero, ma non solo da questo. Per ora vi dico alcune cose.
In genere si assume che in salita si vada più lenti che in discesa. Diciamo che questo è vero in moltissimi casi. Ma, su discese ripidissime e con fondo difficile, potrete andare allo stessa velocità che in salita, a volte anche più piano.
Il fondo, appunto, può influire sui tempi in modo pazzesco. Quando il sentiero è regolare andate via come l’olio; quando invece comincia ad essere sassoso, eroso, coperto da foglie, con l’erba alta che non vi fa vedere dove mettete i piedi, i tempi possono cambiare moltissimo. Quindi, di fatto, ogni percorso ha i suoi tempi, che cambiano anche con le condizioni. Anche in questo caso imparerete, con vostra grande soddisfazione, a valutare con l’esperienza.

 

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Lungo questo pendio scendete veloci e felici

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Qui invece dovete rallentare

C’è poi la componente individuale: ci sono persone che vanno come lepri in salita e come lumache in discesa; quindi ancora una volta, imparate a conoscervi.
Delle cose che leggete sulle guide, una è sicuramente vera: oltre che camminare, dovete anche riposare. Prendete come regola d’oro l’affermazione che circa un quarto del tempo, quindi 1 ora ogni 4, o 15 minuti ogni ora, debba essere dedicata al riposo. Poi sta a voi distribuire il tempo: spesso vi prenderete una bella pausa per il pranzo, soprattutto con tempo buono, e tante pause più corte.
Anche in questo caso, le cose cambiano: in una escursione breve, di cui conoscete il percorso,  potete anche provare a tirare un po’, per mettervi alla prova e vedere cosa succede; in una percorso lungo è meglio di no, se non per emergenza.

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