FOTOGRAFIA escursioni
Indice
Fotografia escursioni. piudimille.com
Introduzione
Fotografia escursioni: come dice il nome, questi sono appunti di fotografia in escursione; è importante, perchè, probabilmente, leggerete qui cose su cui molti fotografi professionisti non sarebbero d’accordo. Poichè io non sono fotografo professionista, devo cercare di dire quello che mi viene, più a pelle che sulla base di conoscenze tecniche approfondite. Infatti, camminando, dobbiamo trovare un compromesso tra quello che è ottimale, o anche solo accettabile, dal punto di vista fotografico e quello che è pratico e fattibile. Invito però chi voglia approfondire a cercare i siti di fotografia e dei fotografi di professione, molti dei quali fanno anche uscite e corsi.
Cosa fotografiamo
Parlando di escursioni, i soggetti più frequenti saranno i luoghi naturali, paesaggi, piante, animali, quando possibile, spesso anche elementi di architettura, come paesi, edifici, chiese etc. Anche le persone, certamente ma, per queste, sono così negato che non vorrei proprio sbilanciarmi.
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La fotocamera
Fotografiamo con una fotocamera, comunemente detta macchina fotografica. Molti ormai usano telefoni o tablet; io generalmente no, quindi in questo non posso esservi di alcuna utilità.
Per molto tempo ho portato con me la mia reflex, e anche qualche obiettivo. Sentivo un po’ di peso, non tanto nello zaino, ma sul collo o sulla spalla. Ma non avevo alternative. Ho provato le compatte, senza però fare mai amicizia. Eppure in alcuni siti fotografici ci sono foto fatte con compatte che le mie sono da vergognarsi. Eh sì, conta il fotografo; quindi se entraste in confidenza, non scartate le compatte, ma non tutte sono uguali, quindi leggete anche il resto di queste note. Ci sono anche compatte evolute, di dimensioni di una piccola reflex, della quale hanno quasi tutte le funzioni, oltre ad avere a volte zoom stratosferici.
Torniamo a noi. Dicevo del peso. Camminare tutto il giorno con un paio di chili al collo più lo zaino fa soffrire un po’. Con una reflex+obiettivo addizionale può capitare. Adesso però si può fare anche con meno, con certi ottimi modelli di base.
Io a un certo punto ho conosciuto le reflex senza specchio, con dimensioni del sensore ridotte (usiamo sempre l’inglese quindi: mirrorless) e ne sono stato conquistato. Ho ridotto il peso sul collo a 1/3 e ne sono felice; adesso ho quasi sempre lei, almeno in escursione. Però ogni tanto rimpiango la reflex; quella sua sensazione di solidità, la velocità, avere tutti i comandi a portata di mano, impugnarla saldamente… e allora la riprendo, magari non quando vado a fare 30 chilometri. Per certe cose è insostituibile; la dotazione di obiettivi che ho per la reflex tradizionale non ce l’ho per la senza specchio.
Una mia immagine di diversi anni fa, con la reflex al collo
E una con la mirrorless: la differenza c’è, e si sente
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Una caratteristica importante: il mirino.
La maggior parte delle compatte e alcune mirrorless hanno solo lo schermo LCD. Aiuto !!! In certe condizioni di luce, frequentissime all’aperto, anche con i migliori LCD orientabili, non riuscite a vedere niente, quindi faticate a inquadrare. Poi la tendenza (di chi inizia), inquadrando con lo schermo LCD, è di tenere la macchina con le dita, le braccia tese, magari inarcandosi con la schiena all’indietro; è il modo migliore per fare foto mosse, anche se le macchine attuali, se le usaste in modalità programmata, fanno quello che possono per aiutarvi. Comunque chi usa telefono e tablet senza cognizione di causa è abbonato alle foto mosse.
Quindi: su compatte e mirrorless, meglio avere anche un mirino. Schermo LCD orientabile? Ormai le fotocamere ce l’hanno quasi tutte, quindi non c’è scelta. Lo schermo orientabile può aiutare a vedere meglio e anche a fare inquadrature angolate senza contorcersi, sporgersi su dirupi o sdraiarsi per terra; ma in escursione meno roba c’è che si apre e si può impigliare meglio è; quindi, in teoria sarebbe un accessorio non indispensabile.
Obiettivi
Con le compatte non li potete cambiare e dovete fare con quello che hanno. Ci sono combinazioni molto varie; alcune avvicinano anche molto e possono fare macro. Quindi dovete decidere già al momento dell’acquisto. Sulle reflex, con o senza specchio, potete invece cambiare l’obiettivo.
Obiettivi “standard”
Sono le ottiche che vi fanno vedere una immagine più o meno della grandezza in cui la vedete a occhio nudo. Per il formato classico, hanno una lunghezza focale di ca 50 mm. In alcuni formati digitali, anche di reflex, e in quasi tutte le mirrorless e nelle compatte, la lunghezza focale degli obiettivi standard è minore.
Grandangolari
Fanno entrare nel fotogramma una estensione angolare maggiore rispetto allo standard, ma allontanano i soggetti e li rimpiccioliscono. All’inizio tendiamo a fotografare i paesaggi sempre con grand’angolare e rimaniamo delusi; dentro c’è tutto, ma troppo piccolo, spesso con un grande primo piano privo di soggetti interessanti. Ci inganna la nostra vista: noi abbiamo due occhi che ci consentono un buon angolo di campo, vedendo in grandezza “naturale” (cioè quella a cui siamo abituati noi); la macchina no: più allarga il campo con un grand’angolare, più rimpicciolisce gli oggetti.
Quindi: un grand’angolare è indispensabile, ma da usare con criterio, magari per allargare ciò che è angusto e sfruttare la sua grande profondità di campo.
Un’inquadratura più mirata evidenzia meglio la differenza tra i due tipi di bosco, dal monte Penna della Verna
Teleobiettivi
Fanno il contrario del grand’angolare. Avvicinano gli oggetti e restringono l’angolo di campo. Quindi sono ideali per fotografare soggetti lontani. I teleobiettivi più estremi sono quelle specie di cannoni che vedete con i fotografi naturalisti o i reporter di eventi sportivi. Sono affascinanti ma anche questi da studiare bene. Nell’immaginario basta un tele per fotografare tutti gli animali possibili ma, purtroppo, non è così. Per cose molto lontane, l’aria deve essere tersa, altrimenti le foto vengono tutte offuscate. Dovete tenere i tele ben saldi: il rischio di fare foto mosse aumenta. La messa a fuoco diventa critica.
Nella foto fatta con grandangolare, è possibile intravvedere il mare, sullo sfondo di un ampio primo piano
I moltiplicatori di focale
Sono accessori fatti da gruppi di lenti che, montati tra la fotocamera e l’obiettivo, ne aumentano la lunghezza focale. Per esempio, un obiettivo 50 mm con un moltiplicatore 2x equivale a un 100 mm. Sono accessori suggestivi perchè fanno sperare di risolvere con poco il problema di avvicinare i soggetti. In realtà: a) quelli di qualità costano quasi quanto un discreto obiettivo adattabile; b) la qualità dell’immagine peggiora comunque, a volte in modo drastico: dovete usarli con obiettivi di qualità; c) considerate che i moltiplicatori riducono la luce e la messa a fuoco automatica può risultare impossibile con obiettivi poco luminosi; d) se decideste per l’acquisto, informatevi prima se l’innesto del duplicatore sia compatibile con quello degli obiettivi con cui intendereste usarlo.
In alcuni casi, un duplicatore può essere un utile accessorio per la foto a distanza ravvicinata.
In quella fatta col teleobiettivo, il mare del golfo della Spezia è più vicino, ma non si vede bene, perchè l’aria non è tersa
Un moltiplicatore di focale abbinato ad un tele può permettere di fotografare a distanza anche soggetti molto piccoli. Nell’immagine, moltiplicatore 2x con obiettivo 300 mm.
Obiettivi macro
In genere non è possibile fare foto distanza ravvicinata con gli obiettivi di cui ho parlato; o meglio, con qualche grand’angolo a volte sì, ma senza però ingrandire il soggetto. Per fare fotografia a distanza ravvicinata occorrono obiettivi macro. Sono in genere costosi, non semplici da usare, ma possono dare grandi soddisfazioni per soggetti come insetti, fiori etc., ma anche altre cose naturali o oggetti della vita di tutti i giorni. Se non foste appassionati del genere però non esponetevi; usate un obiettivo normale o un piccolo tele e poi ingrandite un po’ la foto: adesso è possibile, con gli strumenti che ogni computer ha in dotazione. Considerate anche che esistono obiettivi normali o piccoli tele che avvicinano parecchio e possono essere utilissimi; ogni marca ne produce, ma sono da scovare. Ma, nel caso decidiate, preferite un macro tele: gli insetti scappano quando vi avvicinate troppo.
I tubi di prolunga
Sono anelli, generalmente in serie di tre, che, interposti tra l’obiettivo e la fotocamera, consentono di fare foto a distanza ravvicinata, tanto più quanto è lo spessore interposto; ne potete quindi usare 1, 2 o 3 assieme. Per esempio con uno spessore di 50 mm (in genere è l’anello più spesso dei tre) e un obiettivo di 50 mm, ottenete un ingrandimento di 1:1, cioè fotografate a grandezza naturale. Da considerare: a) gli anelli ormai sono poco diffusi e non facili da trovare; b) con obiettivi a focale corta, vi dovete avvicinare tantissimo al soggetto; il loro uso migliore è con un piccolo tele; c) anche gli anelli, pur non avendo lenti, sottraggono luce e questo rende la messa a fuoco molto delicata, anche per gli anelli che dovrebbero mantenere l’automatismo.
Gli zoom
Sono obiettivi la cui focale può variare. Ormai li conoscono tutti perchè sono la regola nelle compatte ed anche nei telefoni, anche se si tratta di zoom elettronici. Sono indubbiamente comodi e pratici; quindi avere uno zoom che copra le focali più adatte alle esigenze è quasi un obbligo per gli escursionisti.
Obiettivi decentrabili / basculanti
Sono un po’ la mia passione, anche se alla fine li uso pochissimo, perchè non riesco a portali con me. I decentrabili vi consentono, come effetto principale, di eliminare l’effetto di rastremazione degli edifici quando li fotografate non in asse (es. dal basso). Leggete che questo difetto è facilmente eliminabile con fotoritocco. Però bisogna dedicarvi tempo e poi, volete mettere la soddisfazione ? Vi consentono anche di modificare la prospettiva, anche quando non ci fosse bisogno di correzione delle linee parallele. Gli obiettivi basculanti fanno anche altre cose, tra cui una messa a fuoco selettiva in aree specifiche. Problemino: sono lenti costosissime, soprattutto quelle di ultima generazione.
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Miracoli dell’obiettivo decentrabile: fotografando la moschea di Edirne dal basso, i minareti sono diritti
Paraluce
E’ un accessorio che tutti vi diranno indispensabile. In effetti lo è, perché i riflessi possono rovinare le foto. Però ha un difetto; i paraluce di adesso sono perfetti ma ingombranti; sono quelle cose che con la macchina al collo in escursione minimo vi danno fastidio; poi rischiate di romperli o perderli. Dimenticatevi di montarli e smontarli quando serve. Camminando non lo farete mai. Io purtroppo sono giunto alla conclusione di lasciarli a casa. Però fate molta attenzione a schermare i riflessi (che vedete nel mirino della reflex) con una mano o con la cartina che avrete certo con voi.
I riflessi rovinano le foto; luce radente a monte Sillano
Cavalletto (chiamato più propriamente treppiede)
Un po’ come per il paraluce, ma molto di più. E’ un accessorio con il quale le vostre foto non possono che migliorare: le ragioni sono spiegate nei manuali di fotografia. Il più ovvio è quello che, usando tempi di esposizione lunghi, le foto risultano mosse. Poi aiuta a studiare bene l’inquadratura. Però in escursione non lo porterete mai, a meno che usciate apposta per fare foto. Per fortuna adesso le macchine digitali arrivano a tali sensibilità che ci se la cava quasi sempre.
Filtri
Non sono esperto di filtri speciali. Vi posso solo dire che in una macchina che tenete al collo in escursione e ogni tanto buttate nello zaino, un filtro neutro per proteggere la lente frontale dell’obiettivo è praticamente indispensabile.
Borse
Per la borsa della fotocamera, più o meno come sopra. In escursione non ci porteremo borse fotografiche, per cui una borsa protettiva è quasi indispensabile.
Flash
La maggior parte delle macchine ne hanno uno incorporato che può essere utilissimo. Diciamo che con le sensibilità dei sensori attuali, è diventato meno importante di un tempo. Fare belle foto all’aperto, anche macro, con illuminazione da flash, richiede però l’uso di flash esterni ed è una delle cose più difficili, che in genere non facciamo in escursione.
Conclusioni sulle attrezzature
Se non aveste ancora grande esperienza, probabilmente vi renderete presto conto che escursioni impegnative siano poco compatibili col portarsi dietro grandi attrezzature fotografiche. Alla fine la soluzione leggera e i cosiddetti obiettivi tuttofare, che consentono di affrontare la maggior parte delle situazioni, tendono a vincere. Esistono combinazioni eccellenti, con cui potete fare anche un po’ di macro. Però vi accorgerete anche che certe cose a volte non vengono bene. Allora, se ve lo potreste permettere, cercherete di farvi un corredo un po’ più mirato alle vostre esigenze, magari da portare con voi solo quando usciste con lo scopo principale di fare foto, o in brevi escursioni.
Una nota importante: nelle reflex potete cambiare l’obiettivo; però in escursione fatelo con grande parsimonia; basta un po’ di aria per fare entrare qualcosa che sporchi il sensore. Provate per credere (con una macchina di riserva con voi); ad esempio, i pollini di primavera sono una catastrofe. Al limite, se non aveste zoom che coprano le focali che servono, sarebbe meglio che aveste due corpi macchina con obiettivi diversi, peso e costi permettendo. I costi attualmente rappresentano un problema. Però se voleste farvi un corredo, non trascurate l’usato, purchè garantito.
Infine, non pensate di tenere la macchina nello zaino e prenderla quando serve: 1) non lo fareste; 2) perdereste certo prima o poi delle belle occasioni. La macchina va tenuta a portata di mano: al collo, sulla spalla, in mano. La metterete nello zaino solo quando dovrete affrontare tratti difficili, in cui vi dia fastidio o rischiereste di sbatterla qua e là, o quando comincia a piovere. Considerate che avere la macchina a portata di mano è incompatibile con l’uso di due bastoni da trekking; tuttalpiù, potreste provare con uno solo.
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Impugnatura
Guardate chi fotografa con telefoni e tablet e non fate come loro. Dovete impugnare la macchina saldamente, che non vuol dire usando la forza, ma stando nella posizione corretta, per evitare il mosso. Non è vero che con le macchine piccole si muova meno, anzi. Le reflex consistenti si impugnano meglio e inducono a impugnarle bene, perché non le potete tenere con tre dita. Se poi fotografaste guardando nel mirino, anzichè nello schermo, a prescindere dai problemi di luce, meglio ancora.
Inquadratura
Io mi sto ancora accorgendo di quanto sia importante. In escursione tendiamo a fotografare frettolosamente. La differenza tra l’amatore, tra cui io, e il professionista è principalmente questa: il professionista ha l’occhio e la freddezza per inquadrare bene anche quando lo faccia in fretta, l’amatore molto meno. Quindi: guardate bene cosa state inquadrando per: a) includere quello che volete (esempio, i piedi delle persone); b) escludere quello che non volete (esempio, cestini dei rifiuti); c) fare una bella composizione, seguendo le “regole” che potrete imparare su qualche manuale o a qualche corso.
Come fare?
Per soggetti statici, non abbiate fretta; usate lo zoom; provate diverse posizioni; se la vostra fotocamera avesse questa funzione, attivate la visione del reticolo sullo schermo di messa a fuoco.
Per soggetti che si muovono, è anche questione di fortuna. Se vi aspettaste di avere a che fare con queste situazioni: allenatevi un po’; tenete la fotocamera accesa; impostate una sensibilità del sensore abbastanza alta; usate l’esposizione automatica o, meglio, la manuale con automatismo della sensibilità: impostando tempo e diaframma adeguati, potreste anche fotografare mettendo solo a fuoco.
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Foto di animali
Mi riferisco sempre alle foto estemporanee che potreste fare in escursione. Tenete presente che le foto meravigliose che vedete alle mostre o nelle riviste, a parte la tecnica raffinata di chi le fa, non sono quasi mai estemporanee. Sono invece frutto di appostamenti pazienti, tecniche di avvicinamento, a volte di attrazione degli animali. I mammiferi stanno diventando sempre più confidenti; però sono ancora visibili di preferenza vicino all’alba o al tramonto. Molto spesso apprezzano più il movimento che le forme; per cui, se li vedeste in tempo e rimaneste immobili, a volte per un po’ non se ne vanno. Le foto di insetti e rettili sono più facili quando loro sono poco mobili, quindi la mattina presto o in giornate un po’ fresche. Tutti gli animali sono mobili, per cui occorre allenarsi ad inquadrare rapidamente è fondamentale. Avere un tele è quasi indispensabile.
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Foto a distanza ravvicinata
Può riguardare vari soggetti; i più comuni sono piccoli animali, in genere insetti, ragni e simili, fiori, muschi, gemme etc. Il vento è il nemico numero uno per la fotografia macro in genere, quindi anche quella degli insetti posati su piante. La profondità di campo, cioè lo spessore in cui i soggetti sono a fuoco, nella foto a distanza ravvicinata notoriamente diventa molto ridotta. E’ anche noto che a questo problema potete rimediare chiudendo il diaframma; dato che però questo a volte deve essere compensato allungando il tempo, non sempre è un’operazione possibile, anche se le elevate sensibilità dei sensori aiutano molto. Però qualche accorgimento va lo stesso adottato.
– individuate il punto critico che volete sia a fuoco e fate la messa a fuoco su quello; in genere è la testa e gli occhi di insetti o piccoli rettili; il centro, con stami e gineceo, nei fiori etc. etc.
– inquadrate in modo che la fotocamera sia più possibile parallela alla zona che vorreste avere a fuoco, esempio, il corpo di un insetto, se lo fotografate di lato.
– per soggetti statici, cioè che non scappano, fate alcune foto variando l’inquadratura ed il diaframma; col digitale ce lo possiamo permettere.
Il resto poi dipenderà dai gusti. Alcuni preferiscono avere una profondità di campo molto bassa, che mette in risalto un particolare e sfuoca tutto il resto. Molti danno importanza ad uno sfondo ben sfuocato, che faccia staccare bene il soggetto. A me personalmente non dispiace uno sfuocato moderato, che dia l’idea anche dell’ambiente in cui il soggetto è collocato.
Foto di paesaggio
Sembrerà strano, ma i paesaggi sono tra le foto più difficili. Per paesaggi intendo qui tutti i soggetti naturali con una prevalenza di elementi non specifici; sia vicini che lontani; quindi anche boschi, quando la rilevanza non sia su singole piante.
Come già detto, abbiamo la tendenza ad un uso eccessivo del grand’angolo, che rende tutto piccolo e distante. La nostra vista ha un angolo di campo molto grande, ma mantiene quella che per noi è la grandezza naturale. Le foto con grand’angolo vengono meglio se:
– c’è un soggetto principale abbastanza vicino e ben individuato (es. una forra, una singola montagna, albero etc.)
– sullo sfondo di un paesaggio ampio, c’è qualche elemento in primo piano, come un gruppo di alberi, una roccia, uno specchio d’acqua etc. etc.
– il paesaggio è composto da piani a distanza differente che diano il senso di prospettiva naturale
Nelle foto di paesaggio in genere tendiamo a volere tutti i soggetti a fuoco e, in questo, i grand’angolo indubbiamente aiutano. Fotografare paesaggi con un tele può però essere un’ottima idea, perchè avvicina drasticamente gli oggetti, introducendo nelle foto una prospettiva “drammatica”.
La luce e le condizioni dell’atmosfera sono critiche. Le giornate di pieno sole, con forti contrasti tra luci ed ombre, sono generalmente nemiche di buone foto di paesaggio. Ma anche quelle con aria umida e foschia, soprattutto fotografando da lontano con un tele: quello che ad occhio nudo vedete, rischia di sparire nella foto.
Allora, quando fotografare paesaggi ? A volte, in escursione la risposta è semplice: quando passiamo di lì, non c’è alternativa. Potendo scegliere, nelle belle giornate di sole, sarebbe meglio scegliere le ore con prevalente luce diffusa, cioè vicino all’alba o al tramonto. Basta che resistiate alla tentazione di fotografare di continuo le albe e i tramonti, che sono tra i soggetti più difficili, e che più facilmente diventano banali. Le giornate velate o anche coperte ma con aria limpida, come quelle che precedono una perturbazione, sono spesso ottime. Se poi aveste la possibilità di ripetere le stesse inquadrature con condizioni diverse, avrete certo grandi soddisfazioni.
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In un paesaggio ampio e poco definito, è meglio avere qualche soggetto in primo piano. Panorama di Tbilisi, dalla collina del castello.
Soggetti collocati su piani diversi possono creare migliore senso di prospettiva e profondità
Forti contrasti di luce sono in genere nemici di buone foto. Lago Nero, Appennino piacentino.
Fotoritocco o no
Per me è semplice: no, perchè non ho mai avuto il tempo e la costanza per imparare, a parte qualche facile aggiustamento di luminosità e contrasto. La macchina fotografica è meno perfetta del nostro occhio; quindi la foto è sempre diversa da come vediamo noi, in genere con qualche difetto in più. Il fotoritocco dovrebbe servire a riportare tutto alla nostra realtà.
Per fare questo però bisogna essere: a) molto bravi; b) molto onesti.
I media sono ormai pieni di foto pesantemente ritoccate che a me, devo dire, dicono poco; guadagnano magari in estetica ma perdono l’anima. Diciamo che non sono più solo foto; diventano un misto di foto ed interpretazione, cosa che dal punto di vista artistico può anche essere eccellente.
Col fotoritocco è possibile eliminare cose che non vorremmo vedere; pensate ai cavi della luce o del telefono; sono dappertutto; in certe situazioni, comunque inquadriate, non riuscite a tenerli fuori. Con pazienza e abilità possono essere eliminati dalla foto. Ma chiunque venisse stregato dalla vostra foto e andasse in quel luogo ci troverebbe i cavi, che nella foto non c’erano. Quindi, posto che abbiate imparato a toglierli, la decisione è vostra.
Il fotoritocco consente anche di migliorare la visibilità delle aree sottoesposte e sovraesposte in immagini molto contrastate, soprattutto se aveste scattato nel formato proprietario della fotocamera. E’ uno degli strumenti che riportano a una situazione più vicina a quello che ricordate. Se foste bravi a usarlo fermandovi al punto giusto, usatelo.
Ah, dimenticavo; una cosa che trovate scritta dappertutto. Se aveste foto in formato .jpeg, prima di metterci mano fatene una copia. Infatti sarete sicuramente molto prudenti e ad ogni modifica salverete la foto per non perdere il lavoro. Peccato che col jpeg ad ogni salvataggio la qualità peggiori, fino a diventare inguardabile. Quindi, conservate l’originale intonso.
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… o cambiamo inquadratura. Gruppo monte Forato e Procinto, Alpi Apuane
Le foto panoramiche
Ora, due casi speciali di fotoritocco, poco invasivi, iniziando con le foto panoramiche. Componendo uno accanto all’altro fotogrammi diversi è possibile restituire il panorama in grandezza naturale, come lo vede l’occhio. Questa è realmente una elaborazione “innocua”, ma va studiata fin dalla composizione degli scatti, altrimenti non riesce. Occorre infatti fare diverse foto, tutte con la stessa lunghezza focale e, possibilmente, condizioni di luce, leggermente sovrapposte ai margini, in modo da comprendere tutto il panorama. Io non mi sono mai applicato seriamente.
Il ritaglio e ingrandimento (cropping)
Anche in questo caso, il gergo fotografico usa una parola inglese per indicare la scelta di una parte dello scatto e il suo eventuale ingrandimento, per via digitale. Serve appunto per ingrandire il soggetto ed eliminare tutto quello che non vi interessa. Ad esempio, nel caso aveste fotografato un insetto da lontano, per cui nel vostro fotogramma è piccolo e si perde tra tante cose. E’ un’operazione relativamente facile però la misura in cui potrete ingrandire dipende: a) dalla risoluzione del vostro sensore; b) dalla perfetta messa a fuoco del vostro soggetto; c) dall’assenza di “micro mosso”. Ma ve ne accorgerete da soli.
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Gestione delle foto
Dimenticatevi di avere finito la vostra opera assieme all’escursione. Il tempo che dovete dedicare alle vostre foto, è ancora parecchio. Se vi piacesse fotografare, le foto diventeranno presto qualche centinaio, migliaia, decine di migliaia. E, quando le cercate, non le trovate più.
Quindi:
- Scaricate subito le immagini dalla scheda di memoria su un supporto diverso; meglio un disco esterno che il disco fisso del computer, che rischiate di riempire velocemente. I supporti esterni adesso sono capienti ed economici. Ma abbiatene sempre numero multiplo di due: avere una copia aggiornata di tutto è indispensabile. Piccola strategia, poi vedete sotto altri dettagl): lavorate su una directory con un nome qualsiasi (es. “temporanea”, che può anche essere sul disco fisso del computer); una volta sistemate le foto copiate la directory in entrambi i dischi-copia, dandole il nome definitivo; oppure trasferite le foto in directory tematiche già esistenti, su entrambi i dischi. Questo vi consente di tenere tutto aggiornato e vi evita di fare spesso copie integrali dei dischi che, con molto materiale, possono richiedere anche alcune ore. Se però ogni tanto, come sicuramente capiterà, faceste confusione, tenete sempre uno dei dischi come principale ed aggiornato e ogni tanto fatene la copia integrale sull’altro. Se poi voleste essere perfetti: riempite i dischi solo fino a meno della metà e fate prima la copia nuova, con la nuova data; solo dopo, cancellate quella vecchia. Ogni volta che aggiornate, cambiate la data di aggiornamento nella directory principale del disco.
- Prima, o subito dopo, avere scaricato le foto dalla scheda di memoria della fotocamera, nella directory provvisoria, cancellate senza pietà tutte quelle chiaramente mal riuscite e anche buona parte dei doppioni.
- Date un nome a tutte le foto: deve contenere in modo sintetico gli elementi che vi consentiranno di trovarle con uno strumento di ricerca. Esempi: a) sorella spiaggia cesenatico maggio 2019 (ma attenzione, se avete due sorelle scrivete piuttosto il suo nome); b) tramonto monte cimone luglio 2014 (ma attenzione: la parola monte è generica e non vi servirà per la ricerca, quindi potete anche ometterla). Evitate le lettere maiuscole, che non servono a niente. Importante: cercate di usare sempre lo stesso nome per uno stesso soggetto; esempio: per un tarassaco usate sempre o “tarassaco”, oppure “taraxacum officinale”, altrimenti dovete fare doppia ricerca; la sorella, sempre “elisabetta”, “betti”, “betta”, o quant’altro, ma sempre allo stesso modo. Per evitare di unire al nome lettere o numeri, tipo: a, b, c, o: 1,2,3… in caso di molte foto con lo stesso soggetto, conservate nel nome la sigla che dà la fotocamera: vi aiuterà anche ad evitare di creare duplicati con lo stesso nome. Magari, se aveste corpi macchina diversi, impostate una sigla differente per ciascuna, così riconoscete subito con che macchina avete fatto la foto, e impostate la numerazione progressiva, cioè che non ricominci da zero ad ogni scarico di scheda.
- Per la scelta dell’organizzazione con cui archiviare le foto, fate voi. Potete scegliere di avere directory individuate per soggetto (es. insetti, dove smisterete tutte le foto di insetti, dovunque le abbiate fatte); oppure per blocco di attività (es. vacanza pasqua 2019, dove ci saranno tutte le foto di quella vacanza, indipendentemente dal soggetto). Possono essere sistemi entrambi validi; il secondo forse è più veloce e meno complesso, anche se apparentemente meno preciso; però, a volte con classificazioni rigide potreste essere incerti: se aveste fotografato un bell’insetto su un bel fiore, la mettereste tra gli insetti o tra le piante ? L’importante è avere rinominato bene le foto, per poterle poi cercare, secondo criteri diversi.
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